Google basa i propri algoritmi sul PageRank, determinato a sua volta da elementi come la qualità dei testi e le keyword in essi contenuti, e la link popularity.
Un trucco, fino a poco tempo fa molto utilizzato ma oggi da evitare, è quello di inserire parole chiave invisibili scrivendo testo con lo stesso colore dello sfondo oppure fra le righe di commento nel codice HTML.
Ai fini di una corretta indicizzazione si consiglia, invece, di compilare un codice chiaro e pulito, puntando sulla qualità dei temi trattati e allo scambio link con siti affiliati.
Di seguito i fattori principali a cui fanno riferimento gli algoritmi di Google:
- Parole chiave contenute in title e meta tag, nei testi fra i tag H1 o in grassetto, nella descrizione dei link.
- Nome e anzianità del dominio.
- Quantità e qualità di link diretti verso il nome di un sito web.
Pur tuttavia esso è stato (in parte) svelato empiricamente attraverso il lavoro e l’esperienza dei professionisti che si occupano di SEO.
Ecco per la vostra curiosità, una lista parziale di quello che può modificare la popolarità di un sito (con tutta l’informazione ad esso associata):
- Quantità qualità dei link esterni che puntano al dominio.
- Differenziazione delle fonti di link.
- Originalità e unicità del contenuto.
- Diversità dei link (intesa come numero/varietà di domini unici che linkano a pagine del dominio).
- Architettura del sito (struttura gerarchica e chiara).
- Freschezza del contenuto (data di creazione della pagina).
- Storia della registrazione del dominio (da quanto tempo con stesso proprietario, numero di rinnovi, etc.)
- Tempo medio delle visite sulla pagina.
- Velocità di caricamento della pagina (Caffeine).
- Link non funzionanti.
Google con i suoi algoritmi reinterpreta in un certo qual modo la rete e lo fa a suo dire per fornire risultati di qualità, ma sarà veramente così?